Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 30 Gennaio 2020
I Mondiali di Ciclismo su Strada 2019 in Yorkshire giungono al termine domani con la gara regina, quella degli uomini élite. I professionisti si sfideranno per l’ambitissima Maglia Iridata, il sogno di ogni ciclista, perché chi se la aggiudica avrà il diritto di sfoggiarla per un anno intero. La gara si potrà vedere in diretta tv fin dal via, alle 9:30 del mattino, su RaiSport + HD e in streaming sul sito di RaiSport e su RaiPlay. La gara sarà trasmessa anche da Eurosport.
Finora per l’Italia è stato un Mondiale piuttosto felice. Al maschile è arrivata almeno una medaglia per ogni categoria. Nelle prove a cronometro sono arrivati l’oro dello juniores Antonio Tiberi e il bronzo del professionista Filippo Ganna, mentre in linea gli azzurri hanno conquistato l’argento con Alessio Martinelli nella prova juniores e il rocambolesco oro di Samuele Battistella tra gli Under 23. Rocambolesco perché l’azzurrino ha saputo di aver vinto solo diversi minuti dopo aver tagliato il traguardo e non ha potuto festeggiare a braccia alzate in quanto a passare per primo è stato l’olandese Nils Eekhoff, che è stato però poi squalificato con l’accusa di essersi fatto trainare dall’ammiraglia a 123 km dall’arrivo. Questa decisione dell’UCI ha scatenato grandi polemiche che all’indomani non si sono ancora affievolite.
Ad ogni modo, proprio la gara degli Under 23, tradizionalmente, dà buone indicazioni su quella che potrà essere la corsa dei professionisti. Anche se il percorso degli élite è più lungo, articolato e con più asperità nella prima parte, il circuito finale è lo stesso. Gli Under 23 hanno concluso la gara con una volata a ranghi ridotti: in sette si sono giocati la vittoria e hanno tagliato il traguardo con oltre mezzo minuto di vantaggio sui primi inseguitori. È lecito pensare che anche i professionisti possano concludere con uno sprint tra pochi “eletti”, anche se nella startlist ci sono molti campioni “da classiche” che possono anticipare un arrivo del genere e tentare un attacco in solitaria.
Mondiali Ciclismo Yorkshire 2019: il percorso
Vediamo in dettaglio il percorso della prova in linea degli uomini élite. Si parte da Leeds per arrivare ad Harrogate dopo ben 285 km. Il tracciato è sfiancante fin da subito, perché già nei primi chilometri ci sono numerosi saliscendi che potrebbero favorire una fuga. Il primo gran premio della montagna arriva al km 59 ed è quello di Cray, lungo 6,6 km con una pendenza media dell’1,3% e massima dell’8,9%.
La seconda asperità di giornata si trova al km 94 ed è Buttertubs, una salita di 6 km con una pendenza media del 2,5% e massima dell’11,7%. Poi, dopo 120 km di corsa, arriva Grinton Moor, lunga solo 4,4 km, ma con una pendenza media del 5,3% e massima dell’8,8%. Sia chiaro che non sono salite difficili, non siamo certo al Giro d’Italia o al Tour de France, ma sono ascese che possono lasciare il segno su un percorso totale di 285 km.
Dopo Grinton Moor c’è un tratto in discesa e in falso piano, poi, ai -97 km dal traguardo, si arriva ad Harrogate, dove ha inizio il circuito finale che è lungo 13,8 km e deve essere ripetuto sette volte. Il circuito è piuttosto tecnico e ha delle insidiose curve ad angolo retto più un piccolo strappo che, dopo tanti chilometri e dopo tante ripetizioni, può addirittura essere decisivo.
Mondiali Ciclismo Yorkshire 2019: i principali favoriti
Abbiamo visto che il percorso presenta delle salite e uno strappetto nel circuito finale, ma i favoriti per la vittoria non sono certo scalatori, ma corridori da classiche, sprinter e finisseur che si giocheranno il tutto per tutto negli ultimi chilometri. La maggior parte degli scalatori, a dire il vero, non si è nemmeno presentata e quei pochi che ci sono, molto probabilmente, faranno i gregari.
Il campione uscente Alejandro Valverde, che a 39 anni suonati è ancora uno dei migliori ciclisti al mondo ed è reduce dal secondo posto alla Vuelta, non è quest’anno tra i principali favoriti, ma è un corridore che ci ha abituato alle sorprese ed è dunque da tenere d’occhio. Questa edizione della competizione iridata ha un favorito numero uno ed è l’olandese Mathieu van der Poel. È stato uno dei dominatori della stagione ed è l’indiziato numero uno per indossare la Maglia Iridata. L’unico appunto che gli si potrebbe fare è che non corre gare sopra i 200 km dalla primavera; solo una tappa del Tour of Britain era di 201,5 km (ed è arrivato quarto al traguardo), mentre l’ultima davvero lunga è stata l’Amstel Gold Race (265,7 km), che ha vinto a mani basse. Tuttavia non dovrebbe essere un problema per lui resistere per 285 km e ha una buona squadra che può aiutarlo.
Se c’è una caratteristica che il vincitore dei Mondiali 2019 di Ciclismo su Strada deve avere è certamente un buon fondo. La resistenza è tutto in questa gara, per questo gli sprinter puri sembrano sfavoriti rispetto ai finisseur. Dietro van der Poel troviamo tra i favoriti uno che di Mondiali se ne intende meglio di chiunque altro, lo slovacco Peter Sagan, che ne ha vinti tre di fila e ora punta al poker dopo un anno di digiuno.
Attenzione però anche al francese Julian Alaphilippe, il meraviglioso protagonista del Tour de France 2019. Ha indossato la Maglia Gialla per due settimane accendendo il tifo dei transalpini e non solo. Alla fine è arrivato quinto, ma è stato certamente il personaggio più amato della Grande Boucle ed è uno che su percorsi come questo ha tutte le carte in regola per vincere e inoltre sopporta benissimo la pressione. Quest’anno ha vinto da favorito gare importantissime come la Strade Bianche, la Milano-Sanremo e la Freccia Vallone. Per preparare al meglio il Mondiale, Loulou (come lo chiamano i tifosi) ha rinunciato ai criterium, che gli avrebbero garantito grandi guadagni, e ha corso, dopo il Tour, il Giro di Germania e due importanti gare in Canada, il Grand Prix Cycliste de Québec e il Gran Prix Cycliste de Montréal, che sono lunghe rispettivamente 201,6 e 219,6 km. La sua potrebbe essere stata una scelta decisiva.
Se c’è una squadra che nel suo insieme può fare la gara e può cercare la vittoria con più “punte” è il Belgio. Il giovane Remco Evenepoel, considerato il nuovo Cannibale del ciclismo mondiale, ha vinto l’argento nella cronometro, dietro all’australiano Rohan Dennis, tuttavia non è ancora appagato e potrebbe essere una mina vagante nel caso in cui i suoi capitani, Philippe Gilbert e il campione olimpico Greg Van Avermaet, non dovessero sentirsi in forma durante la corsa. Tutta la squadra belga è composta da corridori eccellenti e le altre squadre lo sanno, per questo, probabilmente, lasceranno loro il compito di ricucire eventuali strappi.
Tra gli outsider troviamo il kazako Alexey Lutsenko, i danesi Jakob Fuglsang e Michael Valgren, l’australiano Michael Matthews, l’irlandese Sam Bennett, il norvegese Alexander Kristoff, il britannico Ben Swift, lo sloveno Tadej Pogacar, i tedeschi John Degenkolb e Pascal Ackermann e poi, ovviamente, anche gli italiani.
La squadra azzurra e le possibilità di podio
Il ct Davide Cassani ha scelto di schierare questi corridori:
- Alberto Bettiol
- Davide Cimolai
- Sonny Colbrelli
- Gianni Moscon
- Salvatore Puccio
- Matteo Trentin
- Diego Ulissi
- Giovanni Visconti
Il capitano designato è Matteo Trentin, che certamente su questo percorso può essere un grande protagonista. Tuttavia è pronta anche l’alternativa Sonny Colbrelli in caso di un arrivo “veloce” a ranghi più compatti. L’Italia non deve fare l’errore, compiuto spesso negli anni passati, di voler controllare la corsa fin dai primi chilometri. È un lavoro che spetta ad altri quest’anno, perché non è la squadra favorita. Sono Belgio, Francia, Olanda e Spagna che devono guidare la gara, mentre gli azzurri dovrebbero marcare i vari van der Poel, Sagan, Alaphilippe, anche “a uomo” se necessario.
Se non saranno sprecate inutilmente energie nella prima parte della corsa, Trentin può davvero ritrovarsi a lottare per il podio. L’ex campione d’Europa ha un gran fondo, ha uno straordinario carattere per cui non sente troppo la pressione, ma sa controllarla, ha un’esperienza tale che potrebbe fargli trovare lo spunto vincente negli ultimi chilometri e mettere in difficoltà gli altri favoriti, che sono più giovani e più potenti, ma meno scaltri.