Si chiama Giovanni, semplicemente Cholito. Il cognome d’arte, Simeone, spazza qualsiasi tipo di equivoco. E comunque non ci sono dubbi che sia lui l’uomo del giorno, l’attaccante del presente ma anche dal futuro assicurato. Poker alla Lazio, doppietta alla Juve, gol d’artista al Napoli: nove squilli che valgono una domanda. Questa: siamo sicuri che il Cagliari abbia fatto un grande affare a cederlo in prestito leggermente oneroso con diritto di riscatto? Non siamo sicuri, proprio non un grande affare e neanche piccolo, oggi si tratta soprattutto di una strategia completamente sbagliata. Anche perché Giulini non lo ha sostituto come avrebbe dovuto, con tutto il rispetto per Keita arrivato in Sardegna nelle ultimissime ore del mercato estivo. Ma Keita non è una prima punta, contrariamente al Cholito. E se sostituisci una prima punta con un attaccante esterno che si deve adattare, alla fine i problemi saranno tutti tuoi e dell’allenatore che dovrà gestirli.

Simeone ha 26 anni e non certo 33, ha un futuro davanti e una valutazione che diventa praticamente un affare: con 12 o 13 milioni al massimo si può completare un’operazione in Belgio o in Olanda, puntando sul Koopmeiners di turno come ha fatto brillantemente l’Atalanta. Ma Koop è un centrocampista, pur di gran qualità, e non certo un attaccante da doppia cifra. Alla fine il Cholito ha detto sì all’Hellas per una motivazione che poi avrebbe evidenziato la stranezza di quest’operazione: lo aveva avallato Di Francesco, l’allenatore che lo aveva conosciuto e apprezzato proprio a Cagliari chiedendogli di seguirlo anche a Verona. Ma con Di Francesco non era riuscito a decollare, quasi come se gli mancasse qualcosa per il definitivo salto di qualità. È andato via Di Francesco, è arrivato Tudor e la metamorfosi di Giovanni è stata clamorosa: si è ritrovato, come quando era al Genoa, e qualsiasi cosa gli è riuscita.

Si è ritrovato e adesso indovina le giocate che puoi fare soltanto quando sei in fiducia: guardate il secondo gol alla Lazio, nel famoso pomeriggio del poker rifilato a Reina, e il raddoppio di fine ottobre contro la Juve. Prodezze balistiche entrambe ma ci puoi provare, e quindi riuscirci, soltanto se ti hanno trasmesso quintali di adrenalina puntando su di te e non mettendoti assolutamente in discussione.

Giovanni ha una storia italiana abbastanza lunga. Cresciuto nel River Plate, valorizzatosi nel Banfield quando aveva vent’anni o poco più, è stato il Genoa a credere più degli altri nelle sue caratteristiche. Un classico di casa Preziosi, il suo scouting sempre abile a individuare le soluzioni giuste a prezzi praticamente stracciati. Tre milioni il costo del cartellino, con quei soldi anche oggi – in un periodo di estrema emergenza – non riesci ad avvicinarti ai giovani di Serie B che hanno la stessa età. L’apprendistato è eccellente, il rendimento anche, il punto più alto arriva a novembre 2016 quando segna una doppietta alla Juve di Allegri e il Genoa si impone per 3-1. Già, Allegri, lo stesso allenatore che ha impallinato a Verona 10 giorni fa, evidentemente deve esserci una predisposizione particolare.

La plusvalenza è enorme: il Cholito chiude con 12 gol e l’estate successiva va alla Fiorentina per 18 milioni. Tre spesi, 18 incassati, totale: più 15, un trionfo per Preziosi. Quel parcheggio viola dovrebbe essere l’anticamera della definitiva consacrazione, invece va a mesi alterni: bene, benissimo, maluccio, poca continuità. Quelli che lo vedevano pronto per i grandi club, Juve compresa, devono arrivare alla considerazione che le qualità tecniche di Simeone sono fuori discussione ma non bastano se non lo dimostri per 10 partite consecutive. L’aspetto positivo di questa vicenda è che la Fiorentina non fa un “bagno” quando decide di cederlo al Cagliari: aveva speso 18, incassa 16 con obbligo di riscatto a carico di Giulini. Due stagioni, totale 18 gol (12 il primo anno, 6 in quello successivo) che sarebbero mediamente 9: non un brutto bottino ma restiamo alle solite considerazioni, da uno come lui ci si aspetta di più.

Poi ci sono le vicende incredibili che non hanno una spiegazione logica: Di Francesco lo conosce e benedice l’operazione dell’Hellas, siamo ormai ai giorni nostri. Operazione in prestito leggermente oneroso con diritto di riscatto fissato a 12 milioni, in ogni caso cifre rispettabili che sottintendono il valore dell’attaccante. La vicenda incredibile si riferisce al fatto che Di Francesco dura pochissime settimane a Verona e con lui Simeone non decolla. Al suo posto chiamano Tudor e si consuma un evento per molti aspetti misterioso: con il nuovo allenatore il Cholito esplode, ne fa 4 alla Lazio, 2 alla Juve e colpisce anche il Napoli, totale 9 gol (3 in più del totale dell’ultima stagione e siamo a ottobre appena consumato) e la sesta marcia fissa inserita. Traduzione: Simeone non ha voglia di fermarsi. Interpretazione: lo avevano cercato anche Olympique Marsiglia e Zenit, la richiesta era di 15 milioni, ma il suo desiderio era quello di restare in Italia e in Serie A dove sua papà è stato grande protagonista. Evidentemente il destino aveva deciso così.