Fabian Ruiz regala il primato al Napoli, minuto novantaquattro di una partita che gli uomini di Spalletti hanno meritatamente portato a casa giocando un secondo tempo convincente sia per mentalità che per volontà. Da ieri sera si è riformata al vertice una coppia che aveva dominato la prima parte di questo campionato strano, regolato più da inciampi e scivoloni inattesi che non da un canovaccio classico con le grandi, o presunte tali, a far bocconi delle piccole, o presunte tali. Milan e Napoli, quindi, di nuovo in testa, pur con una partita in più rispetto all’inseguitrice di riferimento, attualmente l’Inter.

E, se anche i nerazzurri dovessero incamerare i tre punti dal recupero di Bologna, e l’ultima Inter non è che faccia vivere sonni tranquilli ai propri tifosi, vero è che balzerebbe al comando ma, altrettanto vero è che, i giochi, inutile girarci intorno, sono riaperti. Basterebbe l’ennesimo scivolone di qualcuna delle battistrada per riaprire la via anche alla Juventus, che gioca un brutto calcio ma trova i tre punti a Empoli e tanto basta, nonostante la voglia dei toscani di battersi fino all’ultimo istante. Molte proteste per l’arbitraggio: Maresca ha indubbiamente diretto male senza il minimo aiuto di Valeri ma, per l’ennesima volta, abbiamo assistito a un fine settimana dove sia arbitri che varisti sono caduti in errori e orrori marchiani.

Esempio? Milan-Udinese, senza andare troppo lontano. Quel che ci si domanda è come sia possibile non vedere l’intervento di mano sul gol bianconero. La cosa non c’entra con meriti e demeriti calcistici. Ogni fine settimana, o quasi, perché a memoria fatico a trovare un weekend senza sviste alle volte fin clamorose, capita qualcosa: i vertici della classe arbitrale, a parte il ritornello del rigore è una cosa seria salvo poi cadere in contraddizione per giustificare alcuni fischi, devono intervenire. Capisco anche la mancanza, attualmente, di arbitri di primissima fascia, a parte uno o forse, ma forse, due. Però così non si può continuare, in qualche modo si deve intervenire.

Tornando al calcio giocato, detto dei tre punti di Madama in toscana e della vittoria partenopea nella capitale, questo fine settimana ha sancito una mini crisi delle milanesi. E negarla, raccontare che va tutto bene, mi sembra davvero esercizio di poca lucidità. Il Milan, dopo un punticino rimediato a Salerno, fa altrettanto a domicilio con una delle quintultime in classifica. Campanello d’allarme: sia in Campania che venerdì pomeriggio le avversarie dei rossoneri hanno pienamente meritato quanto raccolto al termine dei novanta minuti, episodi arbitrali o meno. Ma se in casa Milan non si ride beh, sull’altra sponda del Naviglio c’è di che preoccuparsi. Non tanto per i risultati, la partita sfigata è dietro l’angolo e l’episodio può castigarti in qualsiasi momento. Sassuolo per esempio, dal mio punto di vista, la giochi cento volte e non finisce mai così. Genova, dove l’Inter avrebbe dovuto dare prova di aver recuperato per la volatona finale, è stata se possibile ancora peggio. Con la sensazione del si sarebbe potuto giocare per giorni senza mai sbloccarla. Involuzione inspiegabile per i ragazzi di Simone Inzaghi, ultimamente meno reattivo nella lettura della sfida.

In coda, senza dimenticare che la Salernitana ha due partite da recuperare e con questi chiari di luna non parte battuta contro nessuno, il gruppone è ormai definito: dall’Udinese in giù lotteranno tutte per restare nella massima serie. Non fatevi trarre in inganno dal presunto vantaggio di quelle a quota ventisei: bastano due gare steccate e in un attimo ci si ritrova ad aver perso rotta e barra.

Il tutto in attesa di Atalanta-Samp, in programma stasera a Bergamo.

Alla prossima.