La coppia che non ti aspetti, o forse sì, guida la classifica della serie A: Inter e Napoli a braccetto, entrambe provenienti da vittorie roboanti ben oltre il puro e semplice risultato finale, entrambe mettendo al primo posto il gioco e non situazioni occasionali come capita di tanto in tanto. La copertina, giusto che sia così, è tutta per Khvicha Kvaratskhelia, anni ventuno, georgiano di Tbilisi, pescato dalla Dinamo Batumi per la modica – viste le potenzialità del ragazzo molto modica oserei dire – cifra di dieci milioni di euro con ingaggio pari a un milione e mezzo, centesimo più centesimo meno.

Bravo, bravissimo lo scouting azzurro ad anticipare l’eventuale concorrenza di mezza Europa: ora arriva il difficile, riuscire a confermarsi dopo una partenza tanto promettente, ma le qualità del giovanotto sono chiare e lampanti, serviranno tutte le capacità di Luciano Spalletti per gestire Khvicha nel migliore dei modi. Il Napoli però non è solo il ragazzo georgiano: è un’orchestra abilmente diretta dalla panchina, dove ciascuno sa con esattezza cosa fare e come farlo, è un gruppo che si muove in perfetta sintonia, che sa reagire anche di fronte alle avversità, leggasi svantaggio a Verona, che non si fa prendere dal panico se non sblocca immediatamente la partita ma continua a giocare il proprio calcio, come nulla fosse.

Insieme ai partenopei c’è l’Inter: sui nerazzurri pesa, nel giudizio, quella vittoria all’ultimo secondo in via del Mare. Errore. Vero, i ragazzi di Simone Inzaghi mettono tre punti in cascina al minuto novantaquattro ma, senza le parate di Falcone e qualche errore di troppo in fase conclusiva, Lukaku e compagni avrebbero potuto tranquillamente chiudere la pratica con estrema facilità nell’ultima ventina di minuti: occasioni create perlomeno sei o sette. Contro lo Spezia i nerazzurri hanno stravinto e convinto, la LuLa è rimasta tale e quale a quella della stagione scudetto, come se l’anno passato non fosse mai trascorso. I due attaccanti interisti si cercano, si trovano, duettano, rendono il reparto avanzato di Simone Inzaghi quello di una grandissima squadra nel panorama europeo: quanti altri possono schierare una batteria d’assalto così forte e potente?

Pareggia il Milan campione d’Italia a Bergamo: lo fa senza esaltare, giocando una discreta partita ma nulla più. Certo, l’Atalanta è sempre avversaria fastidiosa, corsa e agonismo sono alla base della ricetta del calcio di Gasperini. Ma, siamo sinceri, dopo la prima con l’Udinese dai rossoneri ci si aspettava qualcosa in più. Da segnalare, per onor di cronaca, anche un mancato rosso ad Hateboer, a inizio ripresa, per un fallaccio su Leao, che avrebbe anche potuto cambiare il corso della gara. Comunque sia un punto guadagnato visto come si era messa la sfida. Ecco, casomai questo va sottolineato del Milan: è rimasta quella voglia di non mollare mai un centimetro sul campo, non arrendersi senza aver speso l’ultima stilla di sudore, che poi è stata la costante della vittoria scudetto di Pioli e dei suoi ragazzi. Perla di Berardi nella vittoria del Sassuolo sul Lecce, poi una sfilza di pareggi, se vogliamo anche assai poco divertenti.

Il tutto in attesa di vedere all’opera la Juventus a Genova: curiosità per Madama ma anche per una Samp che non aveva sfigurato con l’Atalanta, danneggiata da una decisione arbitrale ancora poco spiegabile e chiamata alla riscossa. Tra i bianconeri assenze pesanti alle quali Allegri dovrà, necessariamente, mettere una pezza: vedremo cosa si inventerà il tecnico livornese. Anche la Roma, che ospita la Cremonese, sarà costretta a rinunciare a Wijnaldum, rimettiti in fretta campione. Esordio casalingo per Mou e i giallorossi in uno stadio Olimpico pieno di tifosi ed entusiasmo: sarà meno facile di quanto possa sembrare, vista la Cremonese di Firenze.

Per poi gettarsi verso il turno numero tre: Lazio-Inter, Juventus-Roma e Fiorentina-Napoli su tutte.

Alla prossima.