Il calciomercato che paga a caro prezzo gli effetti della pandemia. Siamo abituati, ma ci sono le eccezioni. I difensori centrali di talento hanno sempre un appeal particolare, a maggior ragione se si tratta di club inglesi. Cristian Romero e il Tottenham è l’ultimo esempio: quando bisogna spendere, non ci sono cifre. Anche in un periodo di vacche magre come questo, caratterizzato da bilanci in rosso, indici di liquidità, eventuali e varie. Gli inglesi sono famosi, da sempre, per aver investito cifre iperboliche quando bisognava portare a casa un difensore centrale.

Il record è del Manchester United: 87 milioni per Harry Maguire. Ma il Liverpool non aveva investito bruscolini, ben 85 milioni per strappare Van Dijk al Southampton, senza dimenticare i 70 milioni scarsi del Manchester City per Ruben Dias e i 65 sempre del club di Guardiola per convincere nel 2017 l’Athletic Bilbao a cedere Laporte. Numeri assurdi, cifre sproporzionate in qualche caso.

E non dimentichiamo che Aurelio De Laurentiis è famoso, famosissimo, per aver resistito a proposte anche vicine ai 90 milioni per Kalidou Koulibaly, chiedeva la tripla cifra. Magari il Napoli si sarà pentito, oggi nessuno offrirebbe più di 50 milioni per lo specialista senegalese, ma il mercato è questo: gli inglesi impazziscono per gli stopper o liberi di una volta, a maggior ragione se sono giovani e possono essere la soluzione giusta per aprire un lunghissimo ciclo. Oggi Koulibaly ha 30 anni, per la loro mentalità non è più un ragazzino e neanche un ragazzo, quindi le proposte sono rapportate all’aspetto anagrafico.

Cristian Romero che entra nella lista della spesa del Tottenham ha una storia per certi versi incredibile. Reduce da una Copa America vinta al fianco di Sua Maestà Messi, ma anche da una stagione semplicemente strepitosa con l’Atalanta. Non a caso definito il miglior per rendimento nel suo ruolo e sappiamo quanto la Serie A abbia un meraviglioso assortimento nei primi 30 metri.

Il bello di tutta questa storia è che la Juve aveva avuta un’ottima intuizione a prendere Romero dal Genoa, ma non ha voluto spalancargli le porte della prima squadra. Un po’ come aveva fatto con Mattia Caldara, prelevato dall’Atalanta e poi smistato al Milan senza che il ragazzo avesse la possibilità di consumare un solo minuto in bianconero. La differenza tra Caldara e Romero è sostanziale: la carriera del primo, partita proprio dalla Dea, non ha poi avuto l’impulso che avrebbe dovuto avere; dell’argentino si sapeva, vedendolo impegnato con il Genoa, che sarebbe stato un astro nascente nel ruolo per personalità, fisicità, tecnica e senso tattico.

Esattamente ciò che si dice “un difensore centrale completo”. E sapete chi ha avuto l’intuizione di balzare sulla preda senza pensarci un minuto in più? Proprio l’Atalanta, su indicazione di Gasperini, all’interno di un’operazione strategicamente perfetta per tempistica, modalità e cifre investire. In sostanza gli uomini mercato di Percassi hanno strappato un prestito biennale, investendo subito un paio di milioni e poi decidendo di anticipare di un anno il riscatto. Totale dell’operazione: meno di 20 milioni, più o meno gli stessi soldi investiti dal club per strappare Musso all’Udinese. Ma perché l’Atalanta ha deciso di agire un anno prima rispetto alle scadenze, visto che avrebbe potuto provvedere al riscatto entro il 2022? Semplicemente perché avendo verificato live, giornata dopo giornata, le straordinarie qualità del ragazzo, sarebbe stato inutile attendere. Il famoso proverbio che sta a pennello anche quando parliamo di calciomercato: inutile rinviare a domani quanto puoi fare oggi. È evidente che l’Atalanta stesse fiutando un eventuale affare.

Proprio così: Paratici vuole subito essere operativo da nuovo direttore sportivo del Tottenham. In attesa di chiarire la vicenda Kane, il Manchester City spinge, l’idea è quella di ricostruire dai primi 30 metri. Ingaggiato Gollini per prepararne un sereno dopo Lloris (in scadenza tra i pali), Paratici ha subito puntato gli occhi proprio su Romero. Per la verità avrebbe voluto approfondire il discorso con il Siviglia per Koundé ma quando ha intuito che il semaforo da rosso non sarebbe diventato verde e neanche giallo ha virato sul costosissimo Romero. E qui si sono capite molte cose della strategia Atalanta: Percassi aveva deciso di spendere 20 milioni per anticipare il riscatto proprio perché aveva in mente di chiederne almeno 55, se non 60, agli Spurs per privarsi del cartellino. Una plusvalenza potenzialmente colossale, in piena linea con quelle che sono le vincenti strategie bergamasche dell’ultimo decennio.

Il bello di tutta questa storia è che il Tottenham non si è smontato dinanzi alle richieste: è partito da 30 milioni più bonus, è salito a 40 per arrivare a 50 con incentivi di ogni tipo, un modo per avvicinarsi al traguardo. E una conferma ulteriore: per i difensori centrali di talento le big inglesi impazziscono, si svenano, non badano a spese, rilanciano e tengono la cassaforte apertura senza soluzione di continuità. Anzi, bisognerebbe dire “senza limiti”.

C’è anche una spiegazione: questo è il primo mercato vero di Levy dopo le sessioni di astinenza, sopportate anche da Mourinho, per la necessità di dedicare la totalità degli investimenti al nuovo stadio. E quindi ci sta che si possa tornare in campo per qualche piacevole “follia”, altrimenti non avrebbe avuto senso prendere un direttore sportivo come Paratici. Con questa operazione in uscita l’Atalanta aggiungerebbe un altro tassello alla sua strepitosa collana di plusvalenze.

Utilizziamo il condizionale perché mancano ancora le firme e quindi bisogna avere un minimo di prudenza. Subito dopo la Dea si dedicherebbe al sostituto tra Demiral, Botman e chissà chi proprio perché in ogni caso Gasperini va sempre tutelato. Non a caso all’Atalanta, dopo aver realizzato qualche affare, piacerebbe interpretare il campionato in arrivo come quello di un possibile dialogo addirittura con lo scudetto.