Se ti chiami Fabio Quagliarella, e hai scritto la storia della Samp, meriteresti rispetto a prescindere. Chi la pensa diversamente, non ha un minimo di cuore. Eppure, le parole di Fabio – dopo l’ennesima prodezza in casa del Milan – non sono state un inno alla serenità: “Il rinnovo di contratto? Non ho sentito nessuno, almeno fin qui. Sono un professionista, il presidente sa cosa deve fare”. Stop: chi vuole capire, capisca. Avrebbe potuto affondare, aggiungere qualche frase al cianuro, si è limitato alla semplice constatazione.

E non crediamo che ci sia bisogno di fare troppi giri di parole: Quagliarella si aspettava uno squillo già qualche settimana fa, forse nel periodo di Natale e dovremmo andare ancora a ritroso. E teme che il presidente stia riflettendo sulla carta d’identità: sono 38 portati benissimo almeno in campo, al punto da non volergli dare una risposta definitiva. Meglio: il rinnovo non si discuterebbe, ma sulle condizioni meglio pensarci bene e non fare troppi salti nel buio. Il problema coinvolge Ranieri, l’allenatore in scadenza che ha salvato la Samp dal baratro la scorsa stagione, ma questo è un altro paio di maniche. Anche se magari il tasto da battere è lo stesso: chiarezza per fare in modo che il rispetto non venga meno. Chiarezza anche per dire “guarda, Fabio, abbiamo pensato che a 38 anni…”, sì anche un caloroso congedo, tuttavia non crediamo sia questa la strada. Ma le parole di Quagliarella sono un tiro sotto l’incrocio, nessun portiere al mondo potrebbe intercettare quella traiettoria: è deluso e ha tutte le ragioni di questo mondo.

Bisognerebbe elencare i numeri per capire quanto Fabio sia la Samp, non un semplice attaccante che segna senza soluzione di continuità. La Samp, l’appartenenza, un gagliardetto appoggiato sotto la Lanterna, il filo conduttore di una storia bellissima e che non dovrebbe essere avvelenata da altre vicende. Con il pallonetto che ha scavalcato Donnarumma, dopo lo strafalcione di Theo Hernandez, l’incredibile Fabio è arrivato in doppia cifra per il sesto campionato consecutivo. Una striscia talmente straordinaria che per trovare tracce dello stesso livello bisognerebbe risalire ai tempi di Gianluca Vialli, il Mito blucerchiato, che ha timbrato con la stessa doppia cifra per sei campionati di fila, dal 1987 al 1992.

A Fabio servirebbe un’altra stagione per provare a sorpassarlo, nella speranza che le idee di Ferrero non siano diverse e che si ricordi di fargli una proposta entro…Ferragosto. I numeri di Quagliarella sono sentenze: posizione numero 14, in compagnia dell’indimenticabile Amadeo Amadei, 174 timbri e il desiderio di arrivare a 200 che sembra davvero un sogno, però perché spegnerlo? Prima che Ibrahimovic sbarcasse in Italia, in tanti avevano avuto mille perplessità sul fatto che potesse essere decisivo, che potesse andare in doppia cifra, che prendesse per mano il Milan e lo spingesse così in alto. Le perplessità di tanti o pochi non hanno un grande significato, contano i fatti.

E Ibra ne ha prodotti ogni giorno di più, malgrado un minutaggio condizionato dagli infortuni, così il Milan non si pone il problema di un rinnovo ulteriore pur essendo dio Zlatan un quarantenne il prossimo autunno. E allora perché la Samp traccheggia nei riguardi di Quagliarella? Ripetiamo: il prolungamento magari arriverà nelle prossime ore o nelle prossime settimane, ma sarebbe stato giusto evitare che Fabio trasmettesse amarezza. Non lo merita la storia della Samp, non lo meritano le strategie societarie che a questi livelli non dovrebbero essere improvvisate.
Ci sarebbe un altro aspetto fondamentale. Quagliarella ha dimostrato di avere una professionalità fuori dal comune. Il posto fisso era solo quello di Chicco Zalone nel film, lui non si è mai permesso. Eppure avrebbe potuto dire “fatemi giocare venti partite dal primo minuto, il resto lo vedremo, in modo da trovare uno straccio di condizione”. Nulla, si è adeguato, ha accettato, non ha fiatato, esemplare.

L’assortimento offensivo della Samp è completo, a maggior ragione con il rientro di Gabbiadini e pensando di poter contare, oltre che su Keita, Torregrossa e Ramirez, anche su centrocampisti offensivi ed esterni che ti permettono di variare nel migliore dei modi. Quagliarella lo sapeva, non ha preteso di restare solo in presenza di una concorrenza meno competitiva, ha detto sì per amore della Samp e con i fatti ha dimostrato di essere una sentenza. Giocare dall’inizio per un’ora oppure entrare nell’ultima mezz’ora quando i ritmi si abbassano, e le occasioni per lui aumentano, è più o meno la stessa cosa: colpisce in tutti i modi, con il suo repertorio infinito e con una continuità che neanche gli attaccanti venticinquenni che le giocano tutte, senza mezza pausa, hanno.

Soltanto per questo motivo Quagliarella meriterebbe maggiore rispetto: avrebbero dovuto come minimo – e comunque già in colpevole ritardo – inserire il rinnovo fino al 2022 dentro l’uovo di Pasqua come se fosse un ringraziamento per l’ennesima prodezza in casa del Milan. Ricordando anche quell’incredibile trionfo nella classifica cannonieri, sempre in nome della Samp. Nulla, un’altra occasione sprecata: probabile che la fumata arrivi più avanti, però ci sono modi e modi.

Già in passato Quagliarella aveva avuto qualche ritardo di troppo nel mettere nero su bianco con la Samp, il club scelto a febbraio 2016 per un ritorno atteso in blucerchiato circa dieci anni dopo, reduce da una carriera che gli aveva proposto anche Napoli e Juve. Non troppe sessioni di mercato fa, le incomprensioni (meglio ancora: il ritardo societario) stavano portando a un addio con il Parma pronto a balzare sulla preda. Finì con una firma quasi sul gong, anche lì in colpevole ritardo.

Oggi, pur avendo soffiato su 38 candeline lo scorso 31 gennaio, Quagliarella avrebbe gli estimatori dietro ogni angolo, non a caso recentemente Vigorito – patron del Benevento – gli ha lanciato nuovi messaggi dopo averci provato un po’ di tempo fa, Il punto non è questo ma un altro: ci sono amori che possono finire e che magari continueranno, basterebbe farlo con un sorriso contagioso piuttosto che con una forzatura. Dipendesse da noi lo porteremmo agli Europei come uomo di scorta in caso di necessità: lui in dieci minuti troverebbe le motivazioni per inventarsi una giocata, un gol, mezzo assist in un fazzoletto ristretto e con tre difensori addosso. Questo è Quagliarella da Castellammare di Stabia, il simbolo della Samp: non può essere un contratto in ritardo a cancellare una storia, comunque vada, indimenticabile.