I mal di pancia sono all’ordine del giorno quando parliamo di calciomercato e quando non c’è la sicurezza (anzi) di una maglia da titolare. E poi ci sono i social che ti mettono nelle condizioni di fare ulteriori danni, inserendo il like su un commento che ti riguarda soltanto perché non stai giocando con la continuità che immaginavi di avere. Dovresti evitare, isolarti e non cascare nella trappola. Invece no, un disastro. Nome e cognome: Luis Alberto, centrocampista di indiscutibile e gran qualità della Lazio, uno che fa cantare il pallone con un’intuizione, con l’assistenza che cambia la partita oppure con una rasoiata dalla distanza che finisce – imprendibile – nell’angolino oppure sotto l’incrocio.

Che Luis Alberto, detto il Mago proprio per le sue qualità balistiche, sia un fenomeno non ci sono dubbi. Che possa essere deluso per non essere titolare ci sta, a maggior ragione dopo l’ultima debacle della Lazio a Verona. Che possa permettersi qualsiasi tipo di atteggiamento no, non è una cosa lecita, e il club dovrebbe intervenire pizzicandolo nel portafoglio con una salatissima multa. Anche perché, aggravante e recidiva, Luis Alberto non è nuovo ad atteggiamenti (puerili) del genere. I fatti dopo Lazio-Olympique Marsiglia di Europa League, storia di giovedì scorso: Luis Alberto non parte titolare, gioca uno spezzone e quindi entra soltanto nella ripresa, praticamente un’onta per uno come lui che si ritiene meritevole del posto fisso senza alcun tipo di obiezione, discussione e interpretazione. Avere gli attributi significherebbe convocare una bella conferenza stampa, esprimere il suo malcontento con chiarezza e senza offendere tizio o caio. Simile iniziativa avrebbe il significato di metterci la faccia, anche a costo di chiedere ufficialmente la cessione nella prossima sessione di calciomercato a gennaio. Invece, il Mago sceglie la scorciatoia peggiore: un tifoso della Lazio mostra perplessità sul mancato e contemporaneo utilizzo di Milinkovic-Savic e Luis Alberto nel centrocampo biancoceleste, aggiunge qualche frase pepata ricordando i tempi di Simone Inzaghi a Roma, il commento colorito attira lo spagnolo che confeziona un “mi piace” quasi come se fosse una liberazione dopo un periodo di frustrazione. Lui titolare fisso che finisce improvvisamente in panchina, una cosa che non si può accettare e che merita una ribalta social come se fosse una geniale scorciatoia. Invece, si tratta del peggior modo di interpretare e quindi vivere il rapporto con i tuoi compagni, non soltanto con loro, all’interno dello spogliatoio. In sostanza, un’imperdonabile mancanza di rispetto.

Facciamo un proficuo passo indietro. Luis Alberto ha 29 anni, quindi è nel pieno delle forze, la sua carriera ha una svolta essenziale nell’estate del 2016 quando l’intuizione del direttore sportivo Tare toglie lo spagnolo dall’oblio di Liverpool dove è una specie di riempitivo e dove gioca con il contagocce. L’operazione è da 4 milioni, un affare autentico se pensiamo che oggi Lotito non lo valuta – ammesso che intenda cederlo – meno di 40-45. La Lazio è la sua rinascita, Simone Inzaghi gli affida le chiavi del centrocampo senza chiedergli di restituirle, della serie: fai come ti pare, mi fido di te e del tuo straordinario talento. Il 3-5-2 sembra fatto apposta per esaltarne le doti: Luis Alberto è un centrocampista offensivo che può giocare in mezzo, libero di inventare. Sono meraviglie nel segno della continuità, accarezza il pallone regalando magie, ogni passaggio è un’illuminazione, sente la squadra profondamente sua, ricambiato al 100 per cento dai compagni che lo considerano leader autentico. Accanto ha Milinkovic-Savic, il mix perfetto di potenza, muscoli, tecnica vera e purissime geometrie. All’interno di quel modulo non esistono gabbie e compiti precisi, Luis è libero di inventare e di colpire a piacimento.

L’avvento di Maurizio Sarri è una profonda rivisitazione tattica: dal 3-5-2 al 4-3-3 è un mondo che cambia come se si passasse dal Polo Nord all’Equatore. E c’è un antefatto molto antipatico che chiama in causa il carattere un po’ ribelle del ragazzo molto orgoglioso e poco incline ai comportamenti in nome dello spirito di squadra. Luis Alberto si presenta in ritardo al raduno, adducendo giustificazioni infantili, più che altro abbagliato dalla possibilità di cambiare squadra. I precedenti depongono ulteriormente a suo sfavore: in pieno periodo Covid, la Lazio presenta l’aereo privato che permetterà di viaggiare ogni settimana e tra i commenti più sgradevoli c’è quello di Luis che ne approfitta per chiedere a Lotito quando e se pagherà gli stipendi. Insomma, ci sono modi e modi per partecipare alla vita di un club oppure per prendere le distanze: quello scelto da un tesserato profumatamente pagato  è il peggiore.

Reduce da un’accoglienza del genere, diserzione nel giorno del raduno, Maurizio Sarri non può che prenderne atto, aspetta che lo spagnolo (nel frattempo impegnato a postare foto social in compagna della moglie, come se nulla fosse accaduto) torni per un chiarimento. Luis Alberto decide di farsi rivedere in Italia, si aggrega alla Lazio, un po’ per volta rientra la sua protesta senza grandi motivazioni, non si degna di spiegare e all’improvviso (non tanto all’improvviso…) finisce fuori dai radar dei titolari per scelta tecnica. Motivazione: in pieno trapianto tattico di un nuovo modo di pensare calcio, Milinkovic-Savic e l’ex Liverpool sono incompatibili, almeno per ora e senza escludere che più avanti le cose possano cambiare. Intanto, si avverte la necessità di avere un centrocampista più esplosivo come Basic o Akpa Akpro. La reazione? L’eterno like sotto un commento che ne invocava l’utilizzo, per nulla preoccupato di essere recidivo: oggi Luis Alberto è sempre più un Mago ma dei social.