La sosta per le Nazionale, con la Nations League che si prende una ribalta sbiadita, serve per fare un salto a ritroso. E per giudicare, quasi un mese dopo lo stop del mercato estivo, le operazioni di mercato che sono già grandi affari. Ovviamente non parliamo delle trattative che si sono chiuse con un importante esborso: cosa dovremmo dire dei 40 milioni sborsati dal Chelsea per strappare dopo una vita Kalidou Koulibaly al Napoli? I Blues sapevano di dover spendere una cifra esorbitante, i risultati arriveranno e in parte sono già arrivati all’interno di un ambientamento comprensibile. Il discorso vale anche per de Ligt che aveva deciso di andare a ogni costo al Bayern: riteneva compromesso il suo feeling con Allegri per l’interpretazione della fase difensiva in modo troppo esasperato per le sue qualità.

De Ligt ha dichiarato che aspettava il Bayern da almeno un paio di anni: non è che il suo impatto sia stato strepitoso ma quando spendi 60 o 70 milioni devi credere in ciò che hai fatto, non puoi pentirti dopo un mese o due. In fondo, i problemi di de Ligt sono quelli del Bayern che in Bundesliga ha avuto una partenza non pronosticabile, ma sapevamo e sappiamo che questa stagione sarà particolare, inedita e atipica per l’appuntamento in Qatar tra meno di due mesi. Gli affari, comunque, sono altri: prendere Antonio Rudiger a parametro zero è un privilegio che possono permettersi pochissimi club al mondo: l’appostamento del Real che ha approfittato della svolta societaria in casa Chelsea e ha mandato in avanscoperta Ancelotti con il suo enorme appeal. Attenzione, non è detto che i parametri zero siano un affare a prescindere, ogni tanto possono trasformarsi in una paurosa zavorra, ci sono i due esempi Juve (Rabiot e Ramsey) che hanno condizionato sessioni e sessioni di mercato, non fosse altro che per gli ingaggi da circa 7 milioni netti cadauno. Una salita impossibile quando il rendimento è inesistente, non a caso la Juve sta vivendo l’ultimo anno di Rabiot che ha deciso di restare dopo che i bianconeri avevano trovato un accordo con il Manchester United per circa 18 milioni. Un affare che si è tramutato in un incubo per il no del diretto interessato che preferisce scegliere la prossima destinazione a parametro zero, appesantendo ulteriormente il già collassato bilancio della Juve.

Ma si possono acquisire i cartellini, muovendosi per tempo e anticipando la concorrenza con un esborso minimo rispetto alle potenziali – enormi – soddisfazioni. In cima a questa classifica, dovremmo dire per distacco, c’è Khvicha Kvaratskhelia non soltanto per l’età (classe 2001) ma per quanto fin qui ha dimostrato. Il Napoli ha speso circa 10 milioni, una cifra che spesso non basta per chiudere un’operazione con qualche talento emergente della Serie B. Facciamo un esempio: il Lecce ha costruito la promozione grazie alle magie di Morten Hjulmand, centrocampista danese classe 1999 fondamentale nella cavalcata verso la gloria della squadra di Baroni. Ma già in B il Lecce, che evidentemente non voleva privarsene, chiedeva 15 milioni: una scorciatoia per respingere le irruzioni decise di Inter e Juve. Ora che il Lecce è in A per Hjulmand partiamo da una base di 20 milioni e chissà quale sarà la valutazione la prossima primavera, a maggior ragione se il ragazzo dovesse dimostrare di essere sempre più convincente e autorevole. Ecco perché, se ci pensiamo bene, 10 milioni per Kvaratskhelia sono un affare con pochi precedenti, grazie al fiuto di Cristiano Giuntoli e del suo competitivo gruppo di lavoro. Il Napoli doveva sostituire Insigne, lo sapeva già dallo scorso dicembre, ha lavorato in silenzio e si è assicurato un ragazzo destinato a prendersi la ribalta per i prossimi 4 o 5 anni. La domanda è automatica: se Kvaratskhelia è costato 10 milioni, si può affermare senza alcun tema di smentita che adesso siamo almeno a quota 40? Sì, nessuno può scandalizzarsi e la sensazione è che il Napoli sia in grado, negli anni, di riscuotete interessi sempre più alti.

In fondo, è la perfetta filosofia di De Laurentiis: investire sui giovani, quelli davvero bravi, per programmare eventuali – strepitose – plusvalenze, mantenendo la competitività della squadra. La stagione è appena all’alba, ma non a caso per molti addetti ai lavori il Napoli può lottare – stavolta fino in fondo – per lo scudetto.

Poi ci solo i club abituati agli affaroni. L’Udinese, da una vita, e non soltanto perché ha appena piazzato Udogie al Tottenham per circa 25 milioni bonus compresi con il privilegio di poterlo tenere per un’altra stagione. Un grande colpo è quello che ha portato la famiglia Pozzo a strappare Lazar Samardzic al Lipsia per l’incredibile cifra di 3 milioni più una congrua percentuale in caso di futura vendita. Incredibile cifra perché stiamo parlando di un trequartista di vent’anni che non si è espresso con la continuità necessaria ma che è stato letteralmente svenduto. I primi riscontri sono stati strepitosi, Sottil spezzo lo utilizza come mina vagante e il ragazzo fa la differenza, gol pesanti e giocate da autentico artista. Cosa sono 3 milioni oggi? Nulla, spesso sono bonus che vengono aggiunti a un cartellino esoso. Ma l’Udinese è abituata da decenni a queste prodezze: Beto è stato preso la scorsa estate a 10 milioni, oggi partiamo da 40 in su.

E nell’ultima finestra un certo Sandi Lovric, centrocampista di qualità e quantità, è arrivato a parametro zero con un ingaggio inferiore al milione. Anche l’Atalanta sa superarlo: qualcuno si scandalizza per i 17 milioni investiti per Hojlund soltanto perché stiamo parlando di un 2003, ma risentiamoci tra qualche anno e faremo un primo bilancio. Insomma, il discorso è molto chiaro: importante è saper lavorare, andare sui campi, non guardare filmati e highlights sprofondati su un divano. Le occasioni vanno colte quando il calciomercato ha i fari spenti, lavorando per anticipare la concorrenza. Altrimenti è troppo tardi e ti hanno già preso per la gola.