Protagonista con la Juve e con la maglia della Francia. Un orgoglio per Adrien Rabiot, presentato da sempre come un centrocampista di qualità e di sostanza, ma che ha pagato a caro prezzo le lunghe incomprensioni con il Paris Saint-Germain, una tagliola non indifferente. Al punto che, per la storia di un contratto in scadenza non rinnovato, le incomprensioni si sono tramutate in mancato utilizzo come spesso accade in situazioni del genere.

E così Adrien si è arrugginito e, quando firmò con la Juve (estate 2019), tutti si aspettavano grandi cose come se le avesse giocate tutte prima. Invece, aveva trascorso mesi e mesi ai margini, senza il minimo minutaggio necessario per mantenere la condizione. Normale che il trasferimento alla Juve, dove gli avevano chiesto una svolta immediata, avrebbe risentito di una condizione assolutamente da ritrovare.

Magari non giocando subito 90 minuti più recupero, ma accontentandosi – almeno all’inizio – di spezzoni. Non è un caso che si siano visti grandi sprazzi di Rabiot subito dopo il lockdown e che adesso le prestazioni siano tutte di un livello superiore al “sei e mezzo”.

Adrien ha 25 anni, quindi una carriera davanti, e caratteristiche in quel ruolo che lo rendono molto prezioso. Non è un regista e non può giocare davanti alla difesa, soltanto pensarlo sarebbe blasfemo. È una mezzala di passo, di gamba, di inserimento, abbastanza esplosiva e comunque con una fisicità da apprezzare.

Avete presente il gol segnato al Milan, quello del momentaneo 1-0 per la Juve, poco prima del raddoppio di Ronaldo e poco prima che i rossoneri ribaltassero clamorosamente il risultato? In quell’azione c’è tutto tutto Rabiot: discesa prorompente, difesa del pallone, fisicità per tenere la posizione e farsi largo con autorevolezza, botta sotto l’incrocio (imprendibile). Non è uno che segna tantissimo, ma quei pochi gol che fa spesso sono molto belli.

Dovrebbe forse imparare a cercare di più la porta perché ha la tecnica e la rapidità di pensiero per poterlo fare, ma quando hai 25 anni diventa normale pensare che qualche sostanzioso margine di miglioramento sia davvero da mettere in preventivo. A Pirlo intanto basta che Rabiot faccia il suo: il centrocampo è un grande problema e lo sarà probabilmente fino a quando non arriverà un regista di ruolo ma, se hai qualcuno che ti garantisce equilibri e sostanza in un posto intermedio, hai già svoltato.

La Juve ha avuto la pazienza di aspettare Adrien, anche quando qualche tentazione disseminata lungo il percorso avrebbe potuto portare alla tentazione di cederlo. Le proposte non sono mancate, in tanti conoscono il vero Rabiot – quello del Psg- e in tanti ci hanno provato magari proponendo scambi alla pari che potessero stare bene a entrambi i club. La Juve ha respinto tutto, con forza, e si era portata avanti già qualche mese prima dell’estate negando la semplice ipotesi di poter mettere il centrocampista sul mercato.

La Juve sa che, comunque vada, sarà un successo: se un giorno Rabiot dovesse lasciare il club, un giorno non molto ben individuato, sarebbe una plusvalenza straordinaria per averlo acquisito a parametro zero. E oggi c’è voglia e fame di plusvalenza, anche a costo si sacrificare qualche grande campione. Ma cedere Rabiot in tempi brevi sarebbe una mezza follia: è arrivato da un anno e mezzo, ha perso almeno sette mesi per trovare uno straccio di condizione, soltanto adesso sta emergendo e si sta imponendo.

Percentuali attuali: è al 70 per cento della forma, significa che può crescere ancora e dare di più. Significa quindi che la Juve può resistere a qualsiasi proposta, inserirlo sempre più negli schemi. Il calciomercato adesso può attendere: giusto così. Una frase di Didier Deschamps rappresenta il riepilogo perfetto del momento di Adrien: “Questo è un altro Rabiot, non è un caso che giochi nella Juve”. Non serve aggiungere altro, è la sintesi di una nuova alba, dalla nebbia al sole.

Possiamo definirlo un predestinato, era scritto che avrebbe giocato in Serie A. Anzi, è arrivato in ritardo e ci sono le spiegazioni. Walter Sabatini lo aveva preso per la Roma, c’erano gli accordi con il Paris Saint-Germain, ma al momento delle firme la mamma -signora Veronique – chiese garanzie sull’utilizzo da titolare che Garcia non avrebbe potuto garantire. Garcia come qualsiasi altro allenatore, ovviamente.

La mamma è sempre stata una presenza ingombrante, in qualche caso un’ossessione, perché ha condizionato e indirizzato spesso le scelte, non sempre con i consigli giusti. Un po’ di egoismo, gli eccessi che avrebbe potuto e dovuto evitare, sempre l’ultima parola e il timbro da porre quando sarebbe stato giusto lasciare l’autonomia al figlio.

Abbiamo detto della Roma, quando era tutto fatto, ma anche il Milan ci ha provato con forza ai tempi di Leonardo, lo stesso dirigente che poi se l’è ritrovato a Parigi. E che ha tentato fino all’ultimo l’operazione rinnovo, offrendo cifre anche molto importanti. Ma a quel punto non era un problema di soldi, ma di fiducia che era scivolata via.

Rabiot non aveva gradito le punizioni, le ripicche, i proclami, gli ultimatum: aveva deciso di lasciare il club e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. La sua fortuna, ci scusiamo per l’ironia, è stata che mamma Veronique fosse dello stesso parere, in caso contrario chissà quanto tempo avrebbero impiegato per trovare un accordo.

Rabiot e la Juve: ora sono felici, fiducia accordata e fiducia ricambiata. Comunque vada sarà un successo, è giusto ribadirlo. Ma ora conta solo il campo e non il mercato, il campo dice e dirà che questo Adrien è il nuovo che avanza.