Di solito si dice cosi: quello di gennaio è un calciomercato insipido. Lo chiamano di riparazione, come se fosse riservato soltanto a quelli che hanno qualcosa da aggiustare e da mettere a posto. Stavolta ci siamo superati: è stata una sessione fantastica. Juve e Inter regine, Lazio e Milan delusioni: sono gli estremi.

Il Napoli doveva prendere un difensore centrale e lo ha individuato presto in Tuanzebe. Certo, Spalletti avrebbe accolto volentieri un esterno sinistro, ma non si può parlare di cocente delusione: l’organico è profondo, completo e competitivo, in grado di giocarsela fino in fondo per gli obiettivi che sembrano proibiti. La Fiorentina ha fatto quello che ha potuto: di sicuro Ikoné, Piatek e Cabral non sono acquisti di secondo piano, ma vengono inevitabilmente oscurati dalla vicenda Vlahovic e da una partenza – a gennaio – inevitabile e dolorosa. La Roma ha aggiunto altre due pedine, regalando a Mourinho sia Maitland-Niles che Oliveira: la proprietà americana non ha badato a spese dopo gli investimenti della scorsa estate. Poi il ribaltone della zona salvezza: Walter Sabatini ha fatto fuoco e fiamme pur di rianimare la Salernitana, tanti stranieri e tre signori (Fazio, Perotti e Verdi) che conoscono bene la Serie A e che devono trovare una condizione accettabile. Certo, Sabatini non può acquistare al supermercato la parola amalgama, quella non è in vendita e se lo fosse non ci sarebbe prezzo. Però, lui si è sbattuto, si è attivato, ha ridato entusiasmo. A Cagliari viaggiamo su una sintonia diversa: Giulini avrebbe potuto fare di più e deve sempre gestire la vicenda Nandez. Il Genoa ha collezionato stranieri: non discutiamo la qualità ma il fatto che possano ambientarsi in fretta, visto che la necessità è quella di fare punti rapidamente. La Samp ha bucato diversi obiettivi, soprattutto al fotofinish, eppure avrebbe due direttori sportivi e un consulente di mercato. Lo Spezia è rimasto fermo perché bloccato da una squalifica ma può sperare di farla franca dopo le recenti prodezze, a maggior ragione se lasceranno lavorare in pace Thiago Motta.

Torniamo alle due regine. La Juve insegue in classifica, ma si è scatenata per prenotare una pirotecnica seconda parte di stagione. Vlahovic è un colpo da urlo perché prendi un giovane che nel suo ruolo è già un asso. Tra bonus e commissioni sfondiamo il muro degli 80 milioni, inevitabile. Se la Juve avesse aspettato giugno, probabilmente avrebbe risparmiato almeno il 25 per cento, ma ci sarebbe stato il pericolo di entrare in un’asta pericolosissima. La Fiorentina fino alla metà di gennaio non aveva pensato di cederlo, proprio per non mettere a repentaglio il grande lavoro di Italiano. Ma poi ha intuito che il rischio sarebbe stato troppo forte, che il bilancio va tutelato più di qualsiasi altra cosa e ha spalancato le porte. Vlahovic voleva la Juve dalla scorsa estate, la stessa Juve non aveva programmato – almeno fino a dicembre – di acquistarlo in questa sessione. Quando ha fiutato l’occasione, ha trovato le stesse finanze che Arrivabene aveva negato (evidentemente bluffando) e ha regalato un asso ad Allegri. Proprio Max ora dovrà dare un’identità alla squadra: gli hanno preso anche il centrocampista molto strutturato fisicamente che cercava (Zakaria), gli alibi sono finiti. Altre due belle notizie: il difensore centrale Gatti è stato ingaggiato per il futuro e (soprattutto) all’ultimo giro di carte, Aaron Ramsey ha deciso di andare ai Rangers di Glasgow. Quest’ultima svolta per il bilancio è una tripla bombola di ossigeno: risparmiare un po’ sull’ingaggio da circa 7 milioni netti (la metà fino a giugno) concordato fino al 2023. La Juve già pensa alla prossima sessione e ha messo Nicolò Zaniolo nel mirino, una priorità. L’Inter si è dedicata ai rinnovi, ma in gran silenzio ha programmato e centrato un colpo che è il top per la fascia: già, non si può trovare di meglio di Robin Gosens, a condizioni economiche convenienti (circa 25 milioni) e dopo un accerchiamento silenzioso. Gosens sta recuperando da un infortunio, Perisic è in scadenza, il futuro va programmato così. Anche perché l’Inter è forte (fortissima) dalla scorso agosto su Scamacca, un paio di mesi dopo ha preso il numero di targa di Frattesi, acquisti programmati con grande perizia. Per il momento ci sarà Caicedo a garantire le rotazioni in attacco, in modo da consentire a Correa di recuperare senza grande fretta dopo l’infortunio.

Al Milan resta il rimpianto di non aver chiuso un’operazione per la difesa o per il centrocampo, anticipando il lavoro primaverile. Ma è inutile fare troppe chiacchiere, il fondo ragiona in questi termini: no ai passi sproporzionati o spropositati. Gli obiettivi per il futuro sono noti: Botman per la difesa e Renato Sanches per il centrocampo, quest’ultimo già sfiorato diversi anni fa e seguito con attenzione negli ultimi 10 mesi. Un modo per dimenticare Kessie che ha deciso di salutare in tempi non sospetti: il Barcellona è in pressing, ha un accordo verbale, ma servono le firme. Ci sta che Ibrahimovic abbia deciso di andare avanti e di voler battere qualsiasi record anagrafico di presenza in campo. Ma noi pensiamo, senza alcuna perplessità, che il Milan abbia bisogno di un centravanti molto forte e molto giovane per aprire un ciclo. Scamacca? Uno così, non proprio lui: il club rossonero lo ha cercato, ma ha subito intuito che avrebbe trovato il passaggio a livello chiuso. Il treno Inter è già passato e magari ci saranno altri derby, anche di mercato, senza passare obbligatoriamente dalla gioielleria Sassuolo.