Quanto vale realmente la nuova/vecchia Inter non è facile comprenderlo. L’ossatura della squadra è identica a quella delle ultime due stagioni, con la sovrapposizione tra l’innesto di Dumfries la scorsa stagione e il ritorno di Lukaku che l’anno scorso non c’era. Il resto sono le tre alternative in più: Asslani, Mkhitaryan e Bellanova, mentre in porta si propone la pericolosa novità della doppia titolarità tra Handanovic e Onana.

Il fatto che sia tornato l’attaccante belga e attualmente l’Inter stia resistendo alla pressione del PSG (il quale sta per fare l’ultima offerta per far vacillare definitivamente Zhang) per Skriniar ha indotto molti opinionisti a indicare l’Inter come favorita, insieme alla Juventus, con il Milan e la Roma a ruota per lo scudetto.
È una valutazione corretta, fondata sulla fiducia nei singoli che in questi tre anni hanno portato la squadra a due secondi posti, uno scudetto, una finale di Europa League, una Supercoppa italiana e una Coppa Italia.

In molti c’è ancora la convinzione che lo scudetto perso sia dovuto alla brutta gestione tra febbraio e marzo, così da rimettere in gioco il Milan, garantendogli un carico di fiducia che la partita di Bologna ha definitivamente esaltato. Gli stessi attribuiscono a Inzaghi il secondo posto, dando al tecnico la responsabilità per una serie di cambi sbagliati e di scelte poco opportune. Il primo anno di Conte non arrivò nemmeno un trofeo e il secondo posto venne comunque accolto con parziale soddisfazione ma in un clima del tutto anomalo, tra l’incedere del covid e la vita in bilico. Il calcio era ripreso, terminando in un baleno la stagione tra luglio e agosto e riprendendo l’annata successiva in meno di tre settimane.

Inzaghi ha un curriculum sportivo molto meno spesso, con diversi successi piccoli o medi ma nessuno di grande portata e questo lo rende vulnerabile. Se fosse arrivato dietro ad una Juventus, come quella del 2015 sarebbe stato accettato, il fatto di averlo perso dietro ad un Milan forte ma rigenerato soprattutto dalla stessa Inter, rende tutto meno sopportabile.
Se questa stagione non farà un ulteriore salto di qualità è facile che possa esserci molto più nervosismo nei suoi confronti. Un classico in una piazza come quella nerazzurra.

Il ritorno di Lukaku oggi dà più armi a Inzaghi, a patto non lo utilizzi come nell’ultima amichevole col Villarreal, nel quale il belga era fuori dal contesto tattico e piazzato come boa, con lanci improvvisati e inefficaci.
Asslani ha senz’altro qualità ma forse ci si aspetta troppo e andrebbe lasciato crescere con pazienza.
Il tema della difesa è appeso alla permanenza di Skriniar ma in generale tutta la stagione dipende da quanto sarà forte o fragile la proprietà di fronte all’imminente rilancio del PSG per lo slovacco, come di altri tentativi che arriveranno per Dumfries.
La cessione a stagione in corso avrebbe una ricaduta psicologica che verrebbe metabolizzata molto difficilmente da squadra e tifosi, ecco perché ogni giorno tra chiunque ami l’Inter si respira un clima di entusiasmo per la nuova stagione, ma anche di una certa ansia per questa interminabile sessione estiva che ogni giorno inquieta per l’eventuale offerta per un titolare nerazzurro.
La partita col Lecce si presenta difficile proprio per queste continue voci che non rasserenano. Brozovic è tornato a disposizione, scherza sui social con Di Marco, ma il ritmo partita dovrà essere decisamente più alto rispetto alla partita di Pescara.

Il Lecce gioca con un 4-3-3 aggressivo. Difesa alta e Hjulmand che è il giocatore più importante del centrocampo, al punto che l’Inter lo ha valutato simultaneamente ad Asslani. In attacco ci saranno problemi nel gestire Strefezza su cui il Lecce punta molto con i suoi assoli.
Si tratta di una prima giornata di Campionato anomala, giocata in pieno agosto, in un clima torrido e una situazione di calciomercato ancora troppo liquida. È una stagione dove però non possono esserci giustificazioni, serve partire bene e fare più punti possibile, anche giocando male. Il resto si aggiusterà col tempo.