Lazio-Inter è esattamente la tipica partita spartiacque di un inizio stagione per qualunque campionato. Prima che qualcuno subito gridi all’ esagerazione o alla volontà di sensazionalizzare o drammatizzare una partita vale la pena spiegarci meglio.

Quando una squadra punta allo scudetto ci sono sempre degli indicatori che arrivano soprattutto dal campo e partite che ti danno già una sensazione o delle certezze in una direzione o nell’altra. Se si batte il Lecce a fatica o lo Spezia senza problemi non c’è un vero e proprio elemento percettivo concreto. Si dà ormai per scontato che una grande squadra abbia la meglio contro ogni formazione della side b della classifica. Al contrario partite in trasferta contro formazioni, che aspirano ad entrare nelle prime sei, sono inevitabilmente indicative e spesso non basta neanche un gioco convincente se il risultato non è premiante.

Nelle ultime due stagioni l’Inter ha perso con la Lazio pur giocando meglio, soprattutto la scorsa stagione quando per un’ora si trovò a dominare e incredibilmente perse 3-1 una partita difficile da spiegare se non con il nervosismo eccessivo. Oggi l’Inter è una squadra che dovrebbe essere teoricamente più consapevole di sé, con un’ossatura che da ormai 4 anni è ferma su giocatori che hanno già vinto uno scudetto, una Supercoppa, una Coppa Italia, hanno fatto una finale di Europa League e due secondi posti. La squadra di Inzaghi non ha cambiato praticamente niente di sostanziale rispetto alle ultime stagioni se si guarda al fatto che il suo principale acquisto è in realtà un rientro come Lukaku, difesa e centrocampo si reggono sugli stessi titolari e il modulo è sempre il 3-5-2.

La differenza rispetto all’anno scorso sembra arrivare da un gioco di Inzaghi più verticale, meno attraente da vedere ma più pratico e concreto nella resa. La presenza del belga permette all’Inter soprattutto quando è in vantaggio di gestire meglio il risultato. La Lazio ha messo in difficoltà i nerazzurri quando ha messo a nudo i suoi difetti nella gestione delle ripartenze. L’anno scorso Inzaghi però era al primo anno e la gara con la Lazio era arrivata in un momento in cui si stavano ancora mettendo a punto degli aspetti tattici. Quest’anno il lavoro è ancora in corso ma con meno cambiamenti drastici da metabolizzare.

Inzaghi è tentato dall’idea di mettere Gagliardini in marcatura su Milinkovic-Savic ma a Roma lo conoscono bene e per questo c’è la possibilità che faccia altre variazioni tattiche. Un altro elemento di interesse di Lazio-Inter riguarda il portiere, perché ad oggi Handanovic è stato sollecitato in due occasioni nella prima gara con il Lecce, ma all’Olimpico potrebbe essere più occupato e dunque dare un segnale più netto delle sue condizioni. Dimarco torna ad occupare la fascia di centrocampo al posto di Gosens, in cerca di condizione e questo inevitabilmente pone di fronte all’interrogativo su quando il tedesco riuscirà ad arrivare ai livelli che lo hanno reso così popolare. Da Dimarco ci si aspetta una partita simile a quella giocata a San Siro con i liguri, ma con meno timidezza e quella capacità propositiva che spesso lo ha reso fondamentale nelle iniziative.

L’Inter ha la possibilità di arrivare al derby con un vantaggio sul Milan il 3 settembre, ma oltre ad avere un gioco da grande squadra dovrà esaltare la personalità, anche in caso di inevitabili difficoltà, cosa che lo scorso anno all’Olimpico invece è sembrata mancare. La permanenza di Skriniar e il ritorno di Lukaku sono due elementi impensabili fino a due mesi fa e vanno sfruttati da una squadra che si ritrova ad essere più forte di quella dello scorso anno e va dimostrato proprio contro avversari di questo livello.