Doveva essere la rivoluzione copernicana del mondo del calcio, invece il progetto Superlega è naufragato ufficialmente dopo appena 48 ore dalla nascita. Tanto, infatti, è passato dal comunicato congiunto di 12 dei principali club europei (Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham), che annunciavano di aver fondato una propria lega per disputare un torneo internazionale – in chiara contrapposizione alla Champions League e alle altre competizioni europee per club – che si sarebbe disputato a metà settimana, alla spaccatura totale che ha portato all’estromissione ufficiale dal progetto dei sei club di Premier League e, poche ore dopo (mercoledì mattina), di Atletico Madrid e Inter. Una Waterloo inaspettata, almeno in così breve tempo visti i propositi dei club fondatori – 12 ma sarebbero dovuti diventare 15, a cui spettava il privilegio di aver accesso garantito alla competizione, mentre altri 5 club ogni anno si sarebbero dovuti guadagnare l’approdo a quella che i fondatori definivano come “la competizione più bella al mondo, capace di portare benefici economici a tutto il mondo del calcio”, che nelle intenzioni, già dall’agosto prossimo, avrebbe dovuto prendere il via con la prima edizione.

La resa della Superlega

“Sono ancora convinto della bontà del progetto, ma non si può fare un torneo a sei squadre. Evidentemente non è il caso”, ha ammesso Andrea Agnelli, presidente della Juventus e fautore dell’ormai moribonda Superlega interpellato dall’agenzia Reuters. Parole di resa che arrivano nella mattinata di mercoledì 21 aprile, all’indomani di quello che potrebbe essere definito come il “martedì di fuoco” per la Superlega. Nel tardo pomeriggio del 20 aprile, infatti, dall’Inghilterra arrivano i primi segnali di una spaccatura forte tra i club fondatori: i sei club inglesi iniziano a barcollare, fino all’annuncio del Manchester City, che per primo si chiama fuori dalla Superlega tornando sui propri passi e generando un effetto domino sugli altri club di Premier che, comunicato dopo comunicato, annunciano la propria rinuncia al nuovo progetto. La riunione d’urgenza tra i club fondatori rimasti non rasserena gli animi né schiarisce gli orizzonti, tanto che con un comunicato ufficiale arriva una brusca frenata: “Date le circostanze attuali, riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto”, recita uno stralcio della nota della Superlega. È ammirabile ammettere di aver sbagliato e questi club hanno fatto un grande errore. Ma adesso sono tornati in gruppo e so che hanno tanto da offrire, non solo alle nostre competizioni, ma all’intero calcio europeo“, ha affermato soddisfatto il presidente Uefa Ceferin.

I motivi che hanno portato al naufragio della Superlega

Se Uefa, Fifa e Federazioni nazionali hanno fin da subito attaccato i club fondatori della Superlega, minacciando per loro l’estromissione dalle competizioni nazionali ed europee e annunciando inoltre che i giocatori, che avrebbero partecipato alla nuova manifestazione, sarebbero stati esclusi da Europei e Mondiali, quello che – in concomitanza con le dure prese di posizione arrivate anche dal mondo politico, su tutti Boris Johnson (“non permetterò questo orrore”) – sembra aver fatto davvero saltare il banco è stata la presa di posizione popolare dei tifosi e dei protagonisti del mondo del calcio, giocatori e allenatori anche dei club coinvolti nel progetto Superlega. Se Pep Guardiola, allenatore del City, ha affermato che “non è sport quando non c’è relazione tra lo sforzo e il successo, non è sport quando il successo è già garantito e non è sport quando non importa se perdi”, i giocatori del Liverpool hanno assunto una posizione altrettanto netta, condividendo sui social un breve comunicato postato su Twitter dal capitano dei Reds Jordan Henderson: “Non ci piace e non vogliamo che succeda, questa è la nostra posizione collettiva, il nostro impegno per questo club e per i suoi tifosi è assoluto e incondizionato. You’ll never walk alone”. Un sentimento popolare chiaro, che ha spinto il proprietario del Liverpool John W. Henry a scusarsicon tutti i fan per il disagio che ho causato nelle ultime 48 ore”.

Cosa succederà adesso?

La domanda che adesso, naufragato il progetto Superlega, tutti si fanno riguarda i possibili scenari futuri per i club “ribelli”. Resta ancora da capire la posizione di Uefa e Fifa, ma il presidente Uefa Ceferin in una nota ufficiale ha già aperto la porta ai club che hanno fatto un passo indietro uscendo dalla Superlega: “È ammirabile ammettere di aver sbagliato e questi club hanno fatto un grande errore. La cosa importante adesso è andare avanti insieme e ricostruire l’unità di cui godeva prima questo sport”. Uno scenario che resta comunque in divenire, ma con una certezza da ora chiara proprio a tutti: guai a provare a spegnere i sogni e le emozioni dei tifosi di ogni squadra, piccola o grande che sia.