Una sessione di calciomercato così resterà nella storia. Se fosse possibile utilizzare un aggettivo, bisognerebbe dire: indimenticabile. Se avessimo la chance di aggiungerne un altro, occorrerebbe non perdere troppo tempo: irripetibile. Già, perché una sessione che porta Messi e Ronaldo a cambiare maglia nelle stesse settimane è qualcosa di straordinario. Come se avessi visto un Ufo all’improvviso. Come se Pelé e Maradona nelle loro epoche avessero lasciato le rispettive squadre all’interno della medesima estate. Roba da farci uno speciale di giorni e giorni.

Non è certo finita qui: Messi ha scelto il Paris Saint-Germain, Ronaldo è tornato al Manchester United nel mese che ha portato al Lukaku bis in quel di Londra sponda Chelsea. Sergio Ramos e Alaba sono andati via a parametro zero, Haaland e Mbappé sono stati al centro di traiettorie incredibili con il fiato sospeso fino agli ultimissimi momenti della sessione estiva. Dobbiamo continuare? Finiremmo dopodomani, cerchiamo di sintetizzare. E andiamo alla sentenza, a prova di smentita che difficilmente ci sarà: tre mesi così non non si ripeteranno più. La sezione appena conclusa entrerà nella storia, come gli Europei vinti dagli azzurri e le Olimpiadi che ci hanno fatto impazzire di felicità.

La vicenda Messi è la più clamorosa perché forse -senza forse- anche i bookmakers avrebbero sospeso qualsiasi puntata sulla sua conferma a Barcellona. La domanda era: possibile che il numero uno in circolazione, cresciuto in quel club e riconoscente per mille motivi, dica addio quasi sbattendo la porta in faccia per una questione di ingaggio o di chissà cosa? Non sarebbe stato un problema di soldi, il destino ha voluto celebrare questo congedo clamoroso, favorito dalle enormi difficoltà del Barcellona che mai avrebbe avuto il via libera dai vertici della Liga. Non sarebbe stato fondamentale fare uno sconto sull’ingaggio, nel senso che non sarebbe bastato.

Il Barcellona ha pagato una gestione folle dell’era Bartomeu, buchi incredibili e che probabilmente nessuno avrebbe dovuto permettere. Invece, siamo in un mondo che parla di fair-play finanziario e che nel passaggio dalla teoria alla pratica omette troppe cose. Messi sarebbe restato, ma presto ha intuito che non glielo avrebbero permesso. Ovviamente, non siamo certo ingenui, il non trascurabile particolare che abbia firmato per il Paris Saint-Germain pochi giorni dopo il comunicato di addio del Barcellona sottintende che le manovre con Leonardo stavano procedendo da giorni.

Altrimenti, non puoi strappare l’autografo di Messi in 72 o 122 ore. È andata così: il PSG ha interrotto un mercato stratosferico quando ha saputo che qualche settimana di attesa avrebbe potuto comportare la grossa chance di prendere la Pulce. Il PSG avrebbe potuto chiudere un’altra operazione in attacco, 50 o 60 milioni sarebbero volati via in dieci minuti. Invece, la pazienza ha pagato, la strategia anche: alla fine Messi è arrivato e tutta Parigi si è emozionata. Si tratta del botto di fine mercato che rende una squadra già fortissima in un Dream Team che chiunque vorrebbe avere. Una storia che magari ha frenato la voglia di Real firmata Mbappé: vuoi mettere almeno una stagione accanto a quel fenomeno arrivato da Barcellona?

Non sappiamo se il Dream Team basterà per vincere la Champions, l’ossessione di sempre in casa PSG, ma di sicuro nessuno avrà lo scrupolo di non averci provato costruendo una squadra che qualsiasi allenatore al mondo vorrebbe avere il privilegio di guidare.

La vicenda legata a Cristiano Ronaldo è molto semplice da raccontare. Anche i muri erano a conoscenza che avrebbe voluto lasciare Torino a ogni costo: il portoghese ha ritenuto chiuso il suo ciclo Juve dopo tre stagioni e ha ritenuto inopportuno affrontare la quarta. Quando il Re, con i suoi tormenti interiori, decide, è inutile pensare o sperare che possa cambiare idea. Ronaldo ha un agente (Jorge Mendes) che è un’azienda e che se deve individuare una soluzione si sbatte fino all’ultimo secondo e non si fa trovare impreparato. Indimenticabile quel 27 agosto dopo una notte di tormenti: quando per tutti il Manchester City sembrava a 100 metri dal traguardo, ecco lo United, che aveva lavorato in modo silenzioso ma molto proficuo la notte precedente per scavalcare gli odiati cugini.

La Juve non incassa i 28 milioni che aveva invocato, piuttosto qualcosa in meno, ma era spalle al muro. Trattenere il Re, che aveva ormai perso la corona e le motivazioni, sarebbe stata una soluzione peggiore. Alla fine Cristiano è arrivato dove ha voluto, addio. Non è stata quella una sorpresa, era una sua aspirazione, piuttosto il fatto di aver tenuto in ostaggio il club fino agli ultimissimi giorni di mercato. Sarebbe stato più opportuno arrivare alla soluzione prima di metà agosto, all’interno di un rapporto ormai ai titoli di coda ma senza far pensare che la decisione dovesse essere unilaterale.

Insomma, la Juve non si è strappata i capelli per l’addio (risparmia 31 milioni netti di ingaggio) ma ha fatto da spettatrice inerme e questo passaggio di sicuro ha lasciato qualche crepa nella gestione della vicenda. Soprattutto: il ritardo nel trasferimento ha portato i bianconeri alla quasi impossibilità di agganciare Icardi, al massimo Moise Kean. Evidentemente era scritto che sarebbe finita così, epilogo di un’estate che ha visto il doppio addio di Messi e Cristiano Ronaldo. Sono successe altre cose clamorose, ma bastano questi due nomi – il top in circolazione – per rendere l’ultima sessione di calciomercato praticamente irripetibile.