Si chiama Ciccio Caputo, non ha bisogno di presentazioni, la fama abita da tempo a casa sua. Se si chiamasse – tiriamo a caso –  Frank Capucho, sul mercato avrebbe un appeal straordinario, varrebbe non meno di 50 milioni, anche a 33 anni suonati e compiuti lo scorso agosto. Il suo rendimento con il Sassuolo è da urlo, un assegno in bianco regolarmente riempito con una continuità impressionante. La prova provata che quando hai classe, talento, istinto del gol, puoi risalire tutta la corrente anche se sei stato costretto (con tanto orgoglio e senza vergogna) a prendere una lunga rincorsa verso la celebrità.

Quando il Sassuolo andò su Caputo, estate del 2019, bruciando sul tempo il Parma e soprattutto il Genoa che avrebbe voluto chiudere l’affare con l’Empoli, in molti si interrogarono sull’opportunità dell’operazione. Caputo aveva fatto bene in Toscana, artefice della promozione in Serie A con successivo consolidamento sul gradino più alto. Eppure i diffidenti regnavano sovrani, come tutti quelli che hanno qualcosa da dire a prescindere, magari senza le motivazioni necessarie. La domanda era: ma Ciccio Caputo sarà davvero all’altezza della Serie A, è in grado di scalare l’ultimo gradino, quello che porta alla gloria nel segno della continuità? Lo aspettavano al varco, con la perfidia di chi pensava di poter consumare chissà quale vendetta, prevenzioni totali senza alcun tipo di logica. La risposta di Caputo non è stata soltanto nei numeri (31 presenze, 21 gol e 7 assist), ma nell’autorevolezza del grande attaccante capace di caricarsi la squadra sulle spalle e di portarla con orgoglio sui sentieri più inaccessibili. Al punto che, soltanto se il Sassuolo avesse voluto, avrebbe potuto scegliere tra tanti club importanti che avevano bussato alla porta per fare un’offerta convincente. La parabola di Ciccio Caputo si era consumata nel migliore dei modi: da presunto carneade ad asso di briscola. Ovviamente l’ad Carnevali, specializzato nel blindare tutti i gioielli, ha rifiutato qualsiasi proposta. E in questi giorni sta giustamente preparando un nuovo contratto che porterà Caputo a prolungare dal 2022 al 2023, con robusto adeguamento e con un futuro sempre più dentro il Sassuolo, affinché nessuno si permetta di avvicinarsi.

Quando diciamo che, anche a 33 anni, uno come Ciccio varrebbe 50 milioni se avesse un cognome straniero e maggiore enfasi mediatica, lo facciamo perché basta guardare un paio di partite per capire come funziona. All’interno del 4-3-3 perfettamente modellato da Robi De Zerbi, lui è il diamante incastonato che brilla senza soluzione di continuità. Non c’è semplicemente una squadra che lavora per lui, esistono equilibri tattici fantastici e movimenti fatti apposta per esaltare gli ultimi trenta metri. Se la regia è di Locatelli ti sei portato avanti molto bene con il lavoro, verticalizzare al primo respiro è la parola d’ordine. Ma se ai tuoi fianchi ci sono Berardi a destra e Boga a sinistra, hai messo sicuramente il turbo, ben oltre i limiti di velocità. Berardi è la fantasia al servizio, con sgommate improvvise e conclusioni dalla distanza. Boga l’imprevedibilità  assoluta, cambio di passo e giocate originali. Con due così al fianco, le qualità di Caputo sono la perfezione. Perché Ciccio ha tutte le qualità che un attaccante dovrebbe avere: gioca sul filo del fuorigioco, apre gli spazi, chiude al volo senza pensarci, egoista e altruista al tempo stesso. Prometteva così fin dai tempi di Bari, avrebbe avuto una carriera luminosa fin da subito se alcune situazioni extracampo non lo avessero penalizzato a dismisura, costringendolo a ripartire praticamente da zero. Entella il trampolino, Empoli la consacrazione, Sassuolo l’empireo, ovvero la balconata con vista sul mondo che il nostro amico pugliese sognava da tempo. E ora sì che potrà stappare qualche bottiglia di birra in più, rigorosamente di sua produzione, per brindare a chi immaginava a una semplice meteora e basta. Prevenuti, i soliti diffidenti al potere che molto spesso vengono respinti al mittente.

Il bello di tutta questa storia è che ora quella di Caputo può diventare una favola azzurra. Ricordate Totò Schillaci, il signor nessuno che scalò tutte le classifiche e divento l’uomo di Italia ‘90? Siamo abbastanza ben posizionati su quella strada, merito di Mancini che non chiude le porta a prescindere e che privilegia sempre la meritocrazia del campionato. Viviamo un periodo un po’ così: Belotti si sbatte ma non segna, Immobile in azzurro non è il Ciruzzo della Lazio che colpisce al semplice respiro, alternative ce ne sono poche, Balotelli è da tempo fuori dai giochi e sta cercando un club per ripartire e per dimenticare l’esperienza di Brescia. Quindi, come funziona? Funziona che ti viene in mente Caputo, lo convochi, lui risponde come deve, puntuale come sempre, e così per gli Europei scopri strada facendo un grimaldello che potrebbe risultare molto utile. Quante volte l’effetto sorpresa ci ha consentito di raccogliere una margherita sul prato quando non ci pensavamo proprio? Ecco, Caputo può diventare la scoperta dell’ultima ora capace di rimontare e di sorpassare su qualsiasi tipo di concorrente.

Ciccio-gol, non serve altro. Non serve, soprattutto, vivere di false illusioni, di stereotipi o di etichette che spesso sono quelle sbagliate. Ciccio-gol, basta fidarsi: un Caputo è per tutti.