C’era una volta Lucas Paquetá, operazione da urlo del Milan per circa 35 milioni (bonus abbondanti esclusi), l’uomo del presente e del futuro. Quando Leonardo, che aveva la possibilità di scialacquare, trovò l’intesa con il Flamengo, voce di popolo era che il Milan avesse trovato l’uomo della svolta per un nuovo e importante ciclo. È trascorso poco più di un anno da quelle aspettative, il Paquetá di oggi è un ragazzo frustrato e avvilito, reduce da abbuffate di panchine che ne hanno minato le certezze. Da acquisto boom, non per una modica cifra, a riserva di lusso: uno spreco. Già in discussione con Giampaolo, l’avvento di Pioli ha peggiorato la situazione. Chi si aspettava un rilancio è stato costretto a memorizzare un nuovo e definitivo salto indietro. Leonardo è scappato via, verso le sue certezze parigine, non si è certo degnato di fare una proposta appena decente per intavolare una trattativa con il suo vecchio club, come se non fosse stato lui l’artefice di una potenziale minusvalenza.

L’aspetto tattico ha fatto la differenza. Non c’è peggior cosa di un gioiello di media grandezza che non abbia una collocazione precisa, convincente e possibilmente definitiva. A Lucas hanno ritagliato diversi vestiti, tutt’altro che su misura, al punto che poi lui si è trovato nudo alla meta. Lo avrebbero voluto trequartista con forza, soltanto lì avrebbe potuto sprigionare il suo enorme talento e mettersi a disposizione di un paio di punte, forse era l’opzione più concreta. Ma siccome gli hanno tolto e rimesso quel vestito senza che il sarto lo confezionasse su misura, ecco che si sono subito pentiti. E hanno pensato a diverse soluzioni alternative che hanno semplicemente minato le certezze del ragazzo brasiliano. Prima esterno offensivo all’interno di un 4-3-3 o di un 4-2-3-1, una cosa un po’ diversa rispetto al trequartista che deve avere a disposizione solo quella mattonella in un raggio abbastanza ristretto per poter inventare. Poi addirittura mezzala perché la parola d’ordine era diventata quella che con i suoi piedi dolci avrebbe potuto illuminare partendo da lontano, smazzando l’assist oppure cercando la porta con gli inserimenti. Traduzione: gli hanno fatto perdere tutte le certezze che aveva. E non esiste cosa peggiore del giro del mondo dal punto di vista tattico senza una certezza che sia una. Morale di una favola non bella: quei famosi 35 milioni (bonus esclusi) sono diventati un fardello troppo pesante, quasi una palla al piede.

Già dalla scorsa sessione di gennaio, il Milan era entrato nell’ordine di idee di cedere Paquetà se fosse arrivata una proposta non troppo inferiore ai 30 milioni tanto per ammortizzare gran parte della spessa fatta. Appurato che il Paris Saint-Germain mai si era avvicinato con un certo interesse, proprio negli ultimi giorni di mercato – a circa 72 ore dallo stop – si è materializzata a sorpresa la Fiorentina che avrebbe pagato quella cifra in prestito oneroso con obbligo di riscatto. Era la stessa viola che aveva appena ingaggiato Kouamé e Amrabat per giugno e nel caso di Lucas avrebbe volentieri anticipato per inserire un altro tassello allo squadrone che ha in mente Commisso per il rinascimento viola. Il Milan aveva accettato la proposta, in tutto e per tutto, senza alcun tipo di indugio, ma aveva ovviamente chiesto alla Fiorentina di provvedere a incassare la disponibilità del diretto interessato, passaggio indispensabile per mettere nero su bianco e trovare gli accordi definitivi. Preso un po’ in contropiede e mancando pochissime ore alla conclusione della sessione invernale, Paquetà preferì soprassedere pur essendo incuriosito dalla proposta.

I discorsi sono ripartiti nelle ultime settimane, la Fiorentina vuole insistere a arrivare fino in fondo. Rispetto allo scorso gennaio l’apertura e la curiosità di Lucas sono aumentate esattamente come la sua voglia di restare in Europa, possibilmente in Serie A. Qualsiasi pentimento con tanto di ritorno in Brasile non sarebbe altro – alla sua età – che un fallimento rispetto alle notevoli ambizioni di sfondare nel calcio che conta. Alla porta dei suoi agenti hanno bussato altri club europei, tuttavia non con la determinazione e la volontà della Fiorentina. Siccome sulla cifra relativa al cartellino c’era un’intesa di massima (30 milioni, bonus in più o in meno, con obbligo di riscatto), adesso questa traiettoria va seguita con attenzione e può essere una trama sempre più avvincente quando il calciomercato entrerà davvero nel vivo. La Fiorentina, giusto sottolinearlo, ha una sovrabbondanza tra centrocampo e attacco: Castrovilli intoccabile, Amrabat in arrivo, Kouamé che sta smaltendo l’infortunio e potremmo continuare con Duncan (arrivato proprio a gennaio) e Pulgar, senza dimenticare Agudelo ovviamente passando da Chiesa, che ha un futuro tutto da scrivere. Ma siccome i viola avrebbero voluto chiudere già diversi mesi fa, significa che avevano messo in preventivo la presenza di Paquetá all’interno di un nuovo ciclo. Non a caso in passato avevano cercato sia Berardi che Politano ma non con risultati concreti, considerata l’incedibilità – a quei tempi – anche dell’ex interista poi passato al Napoli. In ogni caso prendere l’imbronciato Lucas di questi tempi sarebbe una mossa intelligente; stiamo parlando di un ragazzo che deve ancora compiere 23 anni e che ha le chance intatte per recuperare il terreno perduto e per imporre l’indiscutibile talento. Già, perché soltanto un folle potrebbe disconoscere le qualità del fantasista, il suo problema è che ha spento il motore, lo hanno costretto ad accostare, è sceso dall’auto e ha perso le chiavi. Quando rimetterà in moto, con tutta la fiducia di questo mondo, avrà tempo e modo per rispondere ai censori.

Il Milan ha scelto di sacrificarlo semplicemente perché sa che altri sei mesi in panchina, oppure tra panchina e campo con qualche spezzone e senza la patente da titolare, avrebbero il potere di minare quel poco di fiducia che resta e di svalutare ulteriormente il cartellino. Poi dipenderà da tante altre cose, compreso il balletto legato alla panchina con Pioli che – almeno oggi – non gode della stima necessaria e con Rangnick che sarebbe una soluzione gradita alla proprietà, in attesa che si trovino le intese sul progetto tecnico e sul budget da dedicare al mercato. Una cosa è sicura, se dipendesse da noi sul contratto dei dirigenti metteremmo la seguente clausola: quando spendi più di 30 milioni per un cartellino e il ritorno tecnico diventa pessimo dopo che tu avevi assicurato i risultati, è anche giusto che una congrua percentuale venga trattennuta dal tuo lauto ingaggio. Così la prossima volta ci pensi due volte in più, non stiamo parlando di bruscolini. Nel caso specifico Leonardo ha da tempo spiccato il volo per Parigi, cosa vuoi che gli importi di Paquetá: quel pacco di milioni non è certo uscito dalla sua cassaforte. Ma da quella del Milan, con danni inenarrabili.