Di Chiamarsi Bomber
Aggiornato: 3 Settembre 2020
Rodman su Madonna, Rodman e il pene rotto, Rodman e Kim Jong-un: quando si parla dell’ex stella dei Chiacago Bulls, escono sempre racconti epici. Quindi dopo averci narrato le sue disavventure a letto, il buon Dennis ha voluto condividere col mondo il suo viaggio in Corea del Nord nel 2013. Poteva essere un viaggio normale? Ovviamente no.
Rodman su Kim Jong-un
Della Corea del Nord si sa davvero poco, a parte della dittatura del leader politico Kim Jong-un. Entrare non è per nulla facile, bisogna richiedere un visto temporaneo e non si può visitare il paese senza una guida. Anche una semplice foto richiede l’autorizzazione di una guida. Eppure Dennis Rodman in Nord Corea ci è entrato ed è riuscito anche a ubriacarsi con il leader. “Quando mi è stato detto che sarei andato in Corea del Nord, pensavo che avrei firmato qualche autografo e che avrei giocato una partita di basket – ha raccontato in un podcast di Mike Tyson -. Sceso dall’aereo, mi aspettava il tappeto rosso e un’ottantina di persone vestite elegantemente mi ha circondato, chiedendomi se fossi contento di trovarmi nel loro Paese. All’esibizione con gli Harlem Globetrotters ero vestito normalmente, non giocavo. Alcune persone mi chiedono di seguirle e istintivamente penso che mi vogliano arrestare… Mi avvicino a una delle grandi sedie regali che erano state poste a bordo campo e i 22mila presenti si alzano in piedi, applaudendo. Penso che si rivolgano a me e ricambio il saluto, ma un addetto mi fa presente che è diretto al loro leader. ‘Leader di… cosa?”, penso io. Non avevo idea di chi fosse”.
Serata alcolica con Kim Jong-un
“Mi ha detto che apprezzava la mia compagnia e che avrei dovuto continuare la serata con lui, tra vodka e karaoke – continua l’ex giocatore di basket -. Solo che a cena esageriamo con l’alcol e Kim comincia a cantare. Ero ubriachissimo, non avevo idea di cosa stesse dicendo. Poi arriva un coro di ragazze e comincia a intonare sempre la stessa canzone, mi pareva la sigla di Dallas”. Il rapporto tra i due si fortifica a tal punto che Rodman gioca con la figlia del leader nordcoreano, ma improvvisamente qualcosa si rompe: “Quando sono tornato negli Stati Uniti mi sono accorto che controllavano il mio telefono. È per questo che ora ne uso uno vecchio stile, a conchiglia”. La storia finisce qui, ma siamo sicuri che nelle prossime settimane usciranno altri aneddoti e noi non vediamo l’ora…
Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi. C’è un po’ di bomber in tutti noi, in ogni bar, in ogni piazza d’Italia