La competizione per club più prestigiosa al mondo ci ha regalato personaggi incredibili, ma anche situazioni assurde, soprattutto in finale. Giocatori sconosciuti che diventano protagonisti, difensori che si trasformano in goleador, portieri che si trasformano in Superman. Per questo motivo, oggi vi proponiamo 11 uomini diventati eroi, spesso a caso, in una finale di Champions League.

 

Scaldiamo i motori con l’indimenticabile Jerzy Dudek, che nel 2005 passò alla storia come il portiere ballerino della finale di Champions. La finale tra Milan e Liverpool è drammatica già di suo, con un Milan avanti di tre gol che si fa recuperare in pochi minuti dal Liverpool ed una tensione altissima fino ai rigori. Qui il portiere del Liverpool capisce che l’inerzia psicologica del match è a favore dei Reds, e sceglie di aggiungere un’ulteriore dose di nervosismo ai suoi avversari: durante la rincorsa dei rigoristi improvvisa una danza totalmente casuale, deconcentrando al massimo i rossoneri, e tra lo stupore di tutti riuscirà nel suo intento, parando ben 3 rigori. Da quel giorno giocherà a calcio per altri 6 anni totalizzando una media di 4 presenze a stagione, ma ancora oggi tutti quelli che hanno visto quella partita non possono toglierselo dalla testa.

E come dimenticare il mitico Juliano Haus Belletti, terzino destro del Barcellona che, a sua totale insaputa, una sera piovosa del maggio del 2006 si scoprì goleador, regalando al Barcellona la seconda Champions League della sua storia. Nella finale giocata dai Blaugrana contro l’Arsenal, segnerà il gol del definitivo 2-1 a dieci minuti dalla fine, mandando in visibilio un popolo che attendeva quel momento da 14 anni. Nessuno avrebbe mai detto che in una squadra che poteva contare sull’apporto di giocatori come Ronaldinho, Xavi, Iniesta e Deco, a risolverla sarebbe stato un terzino entrato appena 9 minuti prima.

Carlos Alberto Gomes de Jesus, meglio conosciuto come Carlos Alberto, vanta una carriera lunga 17 anni divisa in ben 13 squadre diverse, capitando però nel posto giusto al momento più giusto di sempre. Fu lui, infatti, uno dei protagonisti del Porto di Mourinho che incantò il mondo nel 2004 e che in 12 mesi conquistò una Coppa Intercontinentale, un campionato portoghese, una Supercoppa di Portogallo e soprattutto una Champions League. Ah, ovviamente Carlos Alberto riuscì a timbrare proprio in finale.

Roque Junior, invece, giocò la finale del 2003 tra le fila del Milan contro una fortissima Juventus. Il brasiliano entra al 66’ per rimpiazzare l’infortunato Costacurta, ma si fa male pure lui: al termine della partita i medici rileveranno uno stiramento di primo grado, rimediato poco dopo l’entrata in campo a sostituzioni ormai terminate. La partita però è di quelle che capitano una volta nella vita e, anziché uscire dal campo lasciando i compagni in 10, decide di “trascinarsi” fino al 120’: zoppicando, ma con tanto cuore, aiuta i suoi come può e alla fine diventa idolo per una notte della tifoseria, nonostante le pochissime presenze fin lì collezionate.

Oltre ad andare a letto con la moglie di un suo compagno di squadra, l’errore peggiore fatto in carriera da John Terry è stato quello di scivolare un passo prima del rigore che avrebbe potuto regalare al Chelsea la sua prima Champions League. Sotto il diluvio di Mosca contro il Manchester United, il difensore inglese scivolò calciando fuori il rigore della vittoria e consegnando di fatto ai rivali inglesi l’inerzia del match. Non diventerà certo un eroe dei Blues, ma a Manchester continuano a ringraziarlo tutt’oggi.

Lars Ricken non solo è nato a Dortmund, ma ha giocato nelle giovanili del Borussia e da professionista ha vestito solo ed esclusivamente quella maglia. A volte il destino sorride a queste storie, dato che il sottovalutatissimo centrocampista metterà a segno una rete che chiuderà sul 3 a 1 la prima ed unica finale di Champions vinta dal Borussia Dortmund.

Alessandro Nesta fu uno dei principali protagonisti dei successi europei del Milan tra il 2003 e il 2007, ma soprattutto fu l’uomo che sorprese tutti calciando un rigore nella finale di Manchester contro la Juve.

La lotteria dei rigori poteva essere affidata a giocatori più abituati alla situazione, ma Ancelotti scelse di far calciare al suo difensore centrale il quarto rigore che di solito è quello decisivo, nel bene o nel male. Con una freddezza degna del miglior centravanti, Nesta piazzerà il pallone poco sotto l’incrocio, battendo Buffon e servendo su un piatto d’argento il rigore decisivo a Sheva.

Non poteva che vincere la Champions League con una trovata delle sue David Luiz, che nel 2012 fu tra i protagonisti del Chelsea Campione d’Europa. Il difensore brasiliano fu tra i rigoristi scelti da Di Matteo e, dopo aver trafitto Neuer con un tiro potentissimo, esulterà in faccia alla curva del Bayern con uno sguardo di sfida. Non aveva alcun motivo per farlo, anche perché c’erano ancora diversi rigori da battere, ma alla fine sarà lui ad avere ragione e ad alzare al cielo il trofeo. Il resto, compresa l’intervista con Pardo, è storia.

Lionel Messi ha fatto tantissimi gol, eppure il suo preferito è quello di testa nella finale di Roma del maggio 2009 contro il Manchester United, segnato ad uno dei portieri più forti e più alti di sempre. La Pulce ne segnerà tanti altri e altrettanto pesanti in finale, ma quello rimane uno dei più incredibili, visti i giganti tra i quali riuscì a prevalere.

Pochi di voi si ricorderanno di Juary, attaccante brasiliano che negli anni 80 vestì le maglie di Ascoli, Cremonese, Avellino e Inter. Non chiedeteci cos’abbia portato un giocatore a passare dal Tecos de la UAG alla Serie A, ma dopo anni di gavetta in Italia Juary finì al Porto, con cui conquisterà una Coppa dei Campioni segnando persino il gol definitivo del 2-1 contro il Bayern Monaco. Ah, ovviamente Juary entrò a partita in corso.

E chiudiamo con l’eroe controverso Basile Boli: un metro e ottanta per 90 chili di vanità capitato a Marsiglia proprio nell’anno della finale di Coppa dei Campioni del 1993. Di quella partita si parla ancora oggi, visto che pochi mesi più tardi proprio il Marsiglia verrà condannato per frode e corruzione sportiva, con revoca del titolo di campione di Francia ma non della Champions.

Il club venne retrocesso in seconda divisione e obbligò il Milan, avversaria sconfitta in finale, a giocare al suo posto Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale. Per una curiosa coincidenza, Boli fu anche il marcatore dell’1-0 con cui tre giorni prima della finale il Marsiglia batté il Valenciennes, partita che risulterà poi “comprata” dal Marsiglia per arrivare in scioltezza all’ultimo atto del torneo europeo.